Categorie
SINDACATO

Bilancio di questo 2020, speranze e progetti per il 2021

Il 2020 è l’anno del Covid che sarà ricordato per l’emergenza sanitaria, economica, lavorativa, sociale, determinata dalla pandemia, i cui effetti sono ad oggi ancora imponderabili per estensione e profondità. Stiamo attraversando una recessione profonda con ricadute sugli assetti economici e produttivi, pesanti e durature. Siamo stati catapultati in una nuova dimensione che ha cambiato abitudini e stili di vita. Distanziamento sociale e mobilità ridotta hanno modificato la scala dei valori, rivoluzionandone le priorità. E se è tornata centrale la persona, i suoi bisogni primari, il territorio, l’ambiente, l’altra faccia di questo cambiamento è rappresentato dalla crescita dell’incertezza verso il futuro e dalla paura per la salute e per il lavoro. L’anno che verrà sarà quello delle risposte nuove, inedite e coraggiose, necessarie per non lasciare nessuno indietro a cominciare dalla medicina territoriale, cruciale per il cambiamento delle politiche economiche e sociali. La sicurezza che per noi è da sempre un tema fondamentale, deve muovere ogni logica di confronto e di azione con la parte pubblica e privata. Questo si tradurrà in sicurezza nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli edifici pubblici, nelle città. Il confronto già avviato con l’amministrazione comunale ci porterà a definire quale modello di città la pandemia ha prodotto, definendo azioni cardine per il trasporto pubblico, per quello privato, per la cultura (sperando in Bari Capitale 2021), per l’organizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione, ma anche nelle imprese, per la ridefinizione degli orari nelle scuole e nell’ambito dello smart working. Spingeremo sull’acceleratore dell’innovazione, della riconversione ecologica, del cambio energetico, facendo investimenti in settori come turismo e cultura, automotive, siderurgia, edilizia, welfare, pilastri della qualità e della quantità della ripresa produttiva. La sanità innanzitutto dovrà essere uno dei temi cruciali del cambiamento delle politiche sociali, riconfermandone il suo carattere universalistico, adeguandolo alle nuove domande di salute e sostenendolo con un incremento sostanziale delle risorse economiche. L’emergenza sanitaria ha messo a nudo il nostro sistema di welfare, già estremamente debole se pensiamo alle infrastrutture sociali, al sistema territoriale di prevenzione e cura, al sistema per l’infanzia, allo stesso invecchiamento attivo. È necessario un piano nazionale dedicato alla riduzione delle sperequazioni territoriali, con particolare attenzione al rapido potenziamento della rete delle cure primarie e delle case della salute, dei servizi socio- assistenziali e dell’assistenza domiciliare. Punteremo su istruzione e formazione, infrastrutture di cittadinanza e democrazia oltre che strumento strategico per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile. L’emergenza deve consentire al nostro Paese di recuperare i divari sociali e territoriali storici nel sistema scolastico e universitario attraverso un piano di investimenti pubblici straordinari, rafforzare e valorizzare il sistema della conoscenza e rispondere alle diseguaglianze che hanno ampliato la povertà educativa che nella fase pandemica si è ulteriormente aggravata. Nonostante incertezze e difficoltà, abbiamo continuato a svolgere con entusiasmo la nostra azione e il nostro impegno nel continuare a garantire tutele e diritti a decine di migliaia di lavoratori e pensionati.
A differenza del passato oggi abbiamo una Europa più solidale e l’Italia disporrà nei prossimi anni di 209 miliardi del recovery found, oltre ai fondi comunitari e alle altre risorse europee. Il dibattito politico si sta attardando su chi deve gestire queste risorse trascurando il come gestirle e cosa fare. Per noi le scelte sono chiare: mezzogiorno e città. Se vogliamo far ripartire l’Italia occorre investire nel mezzogiorno, nelle infrastrutture, nella cura del territorio a partire dalle coste e dalle aree interne. Centrale sarà la rigenerazione urbana perche è sulla capacità di risposta che sapremo dare ai nuovi bisogni che si misurerà la capacità del paese di agganciare la ripresa. E infine ma non per ultimo, il mio pensiero è rivolto alle donne. Per troppo tempo si è dato per scontato che la cura dei bambini e degli anziani fosse esclusivamente delle donne che forniscono in questo modo un enorme sussidio all’economia. La pandemia ci ha mostrato l’esatto contrario così come ha brutalmente rivelato cifre che mai avremmo voluto conoscere ma che da sempre erano sotto i nostri occhi. Una donna su cinque ha subito violenza domestica in questo anno. L’uguaglianza di genere e i diritti delle donne sono essenziali non solo per superare questa pandemia, ma per costruire modelli di società che siano paritarie, inclusive e resilienti. Questo deve essere l’impegno da assumere tutti insieme, un passo alla volta non solo per il 2021, ma per sempre.