Care compagne/i,
il 2020 è l’anno del Covid che sarà ricordato per l’emergenza sanitaria, economica, lavorativa, sociale, determinata dalla pandemia, i cui effetti sono ad oggi ancora imponderabili per estensione e profondità. Stiamo attraversando una recessione profonda con ricadute sugli assetti economici e produttivi, pesanti e durature. Siamo stati catapultati in una nuova dimensione che ha cambiato abitudini e stili di vita. Distanziamento sociale e mobilità ridotta hanno modificato la scala dei valori, rivoluzionandone le priorità.
E se è tornata centrale la persona, i suoi bisogni primari, il territorio, l’ambiente, l’altra faccia di questo cambiamento è rappresentato dalla crescita dell’incertezza verso il futuro e dalla paura per la salute e per il lavoro. L’anno che verrà sarà quello delle risposte nuove, inedite e coraggiose, necessarie per non lasciare nessuno indietro a cominciare dalla medicina territoriale, cruciale per il cambiamento delle politiche economiche e sociali.
A differenza del passato, occorrerà che gli interventi straordinari che si stanno mettendo in campo abbiano come priorità la tutela del lavoro oltre che la tutela della salute: non si può usare la pandemia per mettere in discussione i diritti nel lavoro, non si può usare la pandemia per arretrare sul versante dei diritti.
La sicurezza che per noi è da sempre un tema fondamentale, deve muovere ogni logica di confronto e di azione con la parte pubblica e privata. Questo si tradurrà in sicurezza nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli edifici pubblici, nelle città. Il confronto già avviato con l’amministrazione comunale ci porterà a definire quale modello di città la pandemia ha prodotto, definendo azioni cardine per il trasporto pubblico, per quello privato, per la cultura e lo sport, per l’organizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione, ma anche nelle imprese, per la ridefinizione degli orari nelle scuole e nell’ambito dello smart working.
Spingeremo sull’acceleratore dell’innovazione, della riconversione ecologica, del cambio energetico, facendo investimenti in settori come turismo e cultura, automotive, siderurgia, edilizia, welfare, pilastri della qualità e della quantità della ripresa produttiva. Punteremo su istruzione e formazione, infrastrutture di cittadinanza e democrazia oltre che strumento strategico per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile.
Sono nati nuovi bisogni e sono cambiate le condizioni, per cui non si può rispondere con l’armamentario noto di chi ha come unico obiettivo lo scaricare, sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici, le conseguenze di tutto ciò. Serve in concreto una valutazione seria sulla possibilità di riduzione generalizzata degli orari e del tempo di lavoro, a parità di salario, finalizzando la redistribuzione dell’orario a favore dell’occupazione e della sua qualità. E quindi se l’emergenza sanitaria ha messo al centro il LAVORO significa che ha messo al centro anche NOI, ecco perché resto convinta che può essere e deve essere per noi una importante OPPORTUNITA’.
Partendo proprio dal protocollo nazionale in materia di salute e sicurezza dobbiamo fare in modo con la nostra azione quotidiana che ogni azienda deve e dovrà in prospettiva essere dotata di un protocollo di sicurezza, in cui sia chiara la scelta del «distanziamento sociale» attraverso una pluralità di strumenti, sia logistici che di organizzazione del lavoro: organizzazione dei turni, flessibilità e articolazione degli orari di entrata e di uscita, rallentamento del ciclo produttivo e dei volumi, gestione delle mense, riorganizzazione del «layout» aziendale oltre che i necessari presidi e dispositivi di protezione individuale come definiti nel Protocollo del 14 marzo. La produzione deve essere commisurata alla sicurezza e non il contrario. E ciò deve valere per tutte le imprese che operano nella filiera (appalti, contoterzisti ecc.), così come va ripensato e pianificato il sistema di trasporto pubblico-privato dei lavoratori e delle lavoratrici e in generale dei cittadini particolarmente nelle aree metropolitane.
Il fattore «tempo» scandirà i successi e gli insuccessi del dopo pandemia: il tempo di rialzarsi, di riprendere velocità, di riconquistare normalità.
Siamo in una fase di straordinaria trasformazione degli assetti produttivi, del lavoro oltre che della vita delle persone. Qualificare le scelte che si faranno adesso servirà per il futuro: centralità dei bisogni fondamentali della persona e del territorio, valore al lavoro e sfide globali, riconversione ecologica e ambientale e digitalizzazione. Per fare ciò serve un nuovo protagonismo di uno Stato che, non solo in questa fase straordinaria, non può svolgere semplicemente il ruolo di regolatore del «traffico» economico. Deve ergersi ad attore primario. Questo rinnovato ruolo pubblico non deve riguardare solo le politiche nazionali ma anche quelle europee.
Il pubblico dibattito sul Recovery Plan (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) può riportare l’Italia sulla strada giusta. Ma solo se sapremo davvero “dibattere”. Di fronte a una calamità naturale e sociale come la pandemia, che impatta su tutte le dimensioni della vita umana in misura e modi così diversi e che obbliga una moltitudine di persone a ridisegnare la propria esistenza, una stagione di nuovo sviluppo non potrà mai nascere in stanze chiuse, senza mobilitare i saperi e senza che si crei una coesione nazionale.
Ancor più per un Paese che da oltre vent’anni vede peggiorare la propria condizione economica e sociale, in assoluto e rispetto agli altri. E che a un tale destino è sembrato a tratti rassegnarsi.
Ma la storia, la pratica e perfino la “teoria della scelta sociale” ci dicono che per trovare un accordo, un’intersezione, fra posizioni diverse e arrivare a scelte condivise, il dibattito deve essere non solo pubblico, ma anche acceso, aperto, informato e ragionevole, ossia attento ai punti di vista e alle idee altrui.
Come in altre fasi, l’Unione Europea ci viene in aiuto. Anzi, questa volta va oltre. Non ci dà solo un obiettivo di portata storica (come per l’euro) capace di mobilitare e fondere l’impegno dell’intero Paese. Non ci induce soltanto ad ammodernare parti del sistema economico (come di continuo l’UE ha fatto con gli strumenti del mercato unico e della concorrenza) e sociale (come è avvenuto con un’ampia gamma di direttive, dalla parità di genere alla protezione del consumatore). Questa volta l’UE ci dà tre stimoli in più : 1) l’invito a condividere con gli altri Paesi un disegno comune (verde, digitale, riduzione delle disuguaglianze) ; 2) ingenti risorse finanziarie per realizzarlo e per innestarlo nei bilanci nazionali ; 3) un metodo nuovo, sotto due profili cruciali : a) non più solo investimenti, ma anche riforme ; b) un dispositivo di rimborsi delle spese in base all’esibizione non semplicemente dei pagamenti effettuati, ma anche della prova della realizzazione delle azioni programmate e soprattutto dei loro risultati in termini di benessere economico e sociale.
Si parta, è una base, dal documento circolato, dalla visione espressa nelle sue prime pagine, dalle missioni generali che ne discendono; ma per tradurli, attraverso il pubblico dibattito, in risultati attesi, misurabili e verificabili. Sono questi che contano, per i cittadini e per l’UE. Solo così si può verificare la validità dei progetti proposti.
Non possiamo fare come negli ultimi decenni quando successivi governi e Parlamenti, attraverso il debito pubblico, hanno forzosamente “preso a prestito” dagli italiani di domani risorse altrettanto ingenti, bruciandole senza generare sviluppo. E allora il governo di attuazione del Piano deve rappresentare il primo passo della rigenerazione delle Pubbliche Amministrazioni.
Cogliere l’irripetibile occasione del massiccio ricambio generazionale.
La sanità innanzitutto dovrà essere uno dei temi cruciali del cambiamento delle politiche economiche e sociali, perché è una risorsa non secondaria per contrastare la crisi economica e di coesione alla quale andiamo incontro. È necessario riconfermare il suo carattere universalistico, adeguandolo alle nuove domande di salute e sostenendolo con un incremento sostanziale delle risorse economiche. A partire dalla spesa pubblica mirata a contenere l’epidemia da Coronavirus (acquisti diretti, investimenti pubblici, assunzioni straordinarie PA, rafforzamento del sistema dei servizi pubblici, l’implementazione a tutti i livelli di tecnologie avanzate e innovative ecc.), occorre consolidare il sistema sanitario nazionale come scelta universalistica ripensando il rapporto con il sistema della sanità privata accreditata e con la spesa intermediata e con misure che lo rafforzino strutturalmente anche nella capacità funzionale di rispondere alle emergenze (Legge quadro, Sistema di protezione civile). L’emergenza sanitaria ha messo a nudo l’indebolimento del nostro sistema di welfare, dalle infrastrutture sociali al sistema territoriale di prevenzione e cura, al sistema per l’infanzia, allo stesso invecchiamento attivo. È necessario, a questo proposito, un piano nazionale dedicato alla riduzione delle sperequazioni territoriali, con particolare attenzione al rapido potenziamento della rete delle cure primarie e delle case della salute, dei servizi socio- assistenziali e dell’assistenza domiciliare.
Il sistema dell’istruzione e della formazione è infrastruttura di cittadinanza e democrazia oltre che strumento strategico per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile: l’emergenza deve consentire al nostro paese di recuperare i divari sociali e territoriali storici nel sistema scolastico e universitario attraverso un piano di investimenti pubblici straordinari, rafforzare e valorizzare il sistema della conoscenza e rispondere alle diseguaglianze che hanno ampliato la condizione di dalla povertà educativa che nella fase pandemica si è ulteriormente aggravata.
Prevedere un Piano nazionale di edilizia pubblica a consumo di suolo zero che coniughi progetti di rigenerazione urbana a interventi finalizzati alla riduzione del disagio abitativo, e alla riqualificazione dell’edilizia scolastica e sanitaria con particolare riferimento alle aree degradate e alle periferie. Accelerare la ricostruzione, pubblica e privata, nei grandi canteri della ricostruzione post sisma, con piani di sviluppo complessi, economici e di ricostruzione delle comunità.
Come ho anticipato in apertura di relazione, lLe interlocuzioni con le istituzioni che da tempo e con fatica abbiamo costruito, in questo anno hanno portato a tagliare importanti traguardi. Primo fra tutti quello che, secondo l’indagine del Sole 24ore, pone Bari al primo posto per la spesa pubblica relativa ai Fondi Europei 2014 – 2020 per l’agenda digitale. Questo, e lo rivendico con fierezza, è un risultato da ascrivere alla nostra organizzazione che ha costruito nel tempo un vero e proprio ponte con l’amministrazione comunale che ha portato a risultati concreti. L’investimento sugli autobus a metano, è solo un esempio.
Abbiamo innescato un approccio di rappresentanza con i lavoratori cosiddetti atipici, scoprendo che tanto atipici non sono, perché proprio quelle attività che molti giovani svolgono da anni e senza diritti, senza tutele, sono stati e sono tuttora che il virus ancora ci attanaglia, indispensabili per farci sopravvivere. Pensiamo ai riders, e alla impossibilità di avere un dialogo, un confronto con le loro parti datoriali mai presenti in un confronto con le parti sociali. Grazie ad un rapporto di alleanza abbiamo provato attraverso due progetti, uno con l’università e l’altro con la motorizzazione civile, a costruire un protocollo che guardasse al tema della sicurezza della salute e dei lavoratori provando a tirare dentro anche quelle parti datoriali “astratte”. Siamo riusciti finalmente a confrontarci e insieme all’amministrazione comunale stiamo per sottoscrivere il primo accordo territoriale per rendere vincolante la formazione sulla sicurezza per tutti coloro che attivano un rapporto di lavoro con una di queste piattaforme. Questo è un grande risultato politico e sindacale. Attraverso la collaborazione con il Politecnico di Bari attiveremo un protocollo sottoscritto anche da Inail, oltre che dalle parti sociali, che ci permetterà di incrociare le rivendicazioni di questi lavoratori e di aprire un confronto e un dialogo con le parti datoriali.
Per queste ragioni, nonostante l’incertezza della fase, facciamo bene, anche qui in Puglia e a BARI a continuare e ad accentuare l’impegno per rafforzare la nostra capacità di rappresentanza e consolidare il nostro insediamento nei luoghi di lavoro e nel territorio, proprio per essere in grado di continuare a difendere al meglio il lavoro e diritti in questa fase di difficoltà e di maggiore richiesta di tutele sociali.
La conferma di questo nostro impegno politico trova risposta nella proposta di bilancio di previsione 2021, una proposta che, in continuità con gli scorsi anni, concentra gli investimenti e le risorse, ancora una volta, in particolare su alcune importanti priorità:
- il tesseramento innanzitutto, puntando all’aumento delle iscrizioni di lavoratori e pensionati;
- l’aumento delle attività di tutela individuale, che generano da tempo oltre due terzi del nostro tesseramento;
- le tenuta e il rafforzamento del nostro insediamento territoriale e nei luoghi di lavoro.
I tre progetti sui riders e l’ultimo sull’ artigianato traducono questo in un impegno da parte di tutte e tutti. proprio domani infatti, in occasione dell’iniziativa promossa da Cgil Puglia con Maurizio Landini avremo modo di presentare uno di questi progetti. artigianato.
Continua il nostro impegno su un altro importante progetto BARI ANTIFASCISTA. Nel pomeriggio presso il Tribunale Penale di Bari,si terrà la prima udienza che per difetti di notifiche è stata rinviata lo scorso 12 ottobre, del processo sull’aggressione a carico di 28 esponenti di Casapound, accusati di riorganizzazione del disciolto partito fascista e manifestazione fascista. Il procedimento giudiziario in cui si sono costituiti parte civile il Comune di Bari e la Regione Puglia, nasce dall’aggressione nei confronti di alcune persone che il 21 settembre 2018 manifestavano contro l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Fortemente voluta la costituzione di parte civile in questo processo da parte dell’Anpi. Noi saremo presenti con un presidio davanti al tribunale e alle 17 ci sposteremo in Comune per depositare insieme al sindaco Antonio Decaro il primo pannello che riporta la mappa che indica i luoghi simbolo dell’antifascismo barese.
Insomma le infinite difficoltà del momento non arretrano la nostra azione e il nostro impegno
di continuare a garantire tutele e diritti a decine di migliaia di lavoratori e pensionati che si sono rivolgono alle nostre Categorie, alle nostre Camere del Lavoro e al nostro Sistema di tutele individuali, confermando di essere, come CGIL, un punto di riferimento importante anche in una fase di grande incertezza e difficoltà.
Un impegno che abbiamo realizzato, in piena pandemia, riorganizzando l’attività e il lavoro, diversificando l’offerta e ottenendo, nonostante enormi e del tutto inedite difficoltà, risultati positivi sia da parte dell’INCA che del Caaf e quindi del Sistema confederale di tutele.
Uno sforzo che è stato realizzato con la garanzia della massima sicurezza per i nostri Operatori e Dirigenti ottenuta grazie a procedure, protocolli e monitoraggi costanti, insieme alla garanzia di altrettanta sicurezza per i nostri iscritti e per quanti si sono rivolti – e si rivolgono a noi – per tutele e assistenza. A loro come segreteria confederale rivolgiamo un sentito ringraziamento con l’augurio che Il 2021 sarà l’anno in cui la speranza cederà il passo all’impegno che traghetterà tutti noi verso quel cambiamento che la fase pandemica ha accelerato e che noi trasformeremo in opportunità.