INTRODUZIONE
Care compagne e cari compagni,
Non è semplice per me contenere le emozioni che ancora una volta oggi, come la prima volta, mi trasmettete, dandomi la forza e l’entusiasmo di impegnarmi al fianco di ciascuno di voi, di ogni lavoratore, giovane e meno giovane, pensionato, fragile, precario, insomma di chiunque faccia parte della nostra comunità, della nostra grande famiglia della CGIL.
A ciascuno di voi, uno per uno, voglio dire GRAZIE.
Grazie perché senza l’impegno ed il contributo di tutti noi, non saremmo riusciti a raggiungere in questi anni i tanti risultati, i successi e le vittorie delle numerose battaglie combattute fianco a fianco.
La relazione che a breve andrò ad illustrare riassume il lavoro fatto. Ma come ogni riassunto delle cose fatte e avvenute, nonostante lo sforzo narrativo, sono certa che non riuscirò a dare con la chiarezza che merita, l’idea del sudore, delle lacrime, della gioia e dei sorrisi profusi dietro ciascuna delle tante battaglie combattute insieme che abbiamo intrapreso e che serberò gelosamente dentro di me per sempre.
Non c’è un altro modo per dirlo.
La CGIL è l’ultimo baluardo in difesa dei diritti del lavoro.
E’ l’argine alla deriva della frammentazione, del precariato, dello sfruttamento, di chi ancora pensa di poter approfittare dei lavoratori, di abbandonare i pensionati, di sfruttare i giovani, di ghettizzare i diversi, insomma di fare profitto sulla nostra pelle e sulle persone che noi difendiamo e rappresentiamo.
Questa relazione la illustro io,
ma la mia è una voce collettiva, perché è il lavoro di tutti noi.
Testimonia i valori che ispirano la nostra azione, dalla solidarietà all’antifascismo, perché il lavoro stesso è il valore più grande che ci ha guidato finora e che sarà la nostra bussola di domani.
Qualcuno ci definirà sognatori, qualcun altro parla di noi come utopisti. Altri ancora ci riservano insulti tentando di intimidirci, attaccando anche le nostre sedi.
Ma che ci definiscano come vogliono.
Per me sono medaglie sul petto. Perché chi non sogna un mondo migliore, chi non lavora per il progresso, è destinato all’estinzione.
Noi al contrario siamo più forti e più vivi che mai.
RINGRAZIAMENTI
Prima di entrare nel vivo della relazione, voglio fare alcuni ringraziamenti particolari:
un grazie sentito alla Cgil Nazionale per la grande attenzione che rivolge a Bari e alla Puglia.
Caro Maurizio, la tua presenza oggi al Congresso di Bari, non solo ci onora, ma testimonia che la strada percorsa fin qui è quella giusta e perciò ci sprona a continuare a lavorare su quella strada.
E poi Bari ha un valore “primordiale” nella vita confederale del nostro Segretario Generale Maurizio Landini per cui non sarà solo lui a ricordarlo per sempre ma la storia stessa della Cgil.
Un grazie altrettanto sentito alla Cgil Puglia che ha saputo costruire e affermare in questi anni un modello regionale teso a valorizzare ogni singolo territorio con le sue peculiarità.
Caro Pino, non l’abbiamo pensata sempre allo stesso modo e qualche volta abbiamo anche litigato, ma l’amore che entrambi nutriamo verso la Cgil e i valori comuni che condividiamo, alla fine ci hanno fatto superare ogni divergenza e ci hanno fatto ritrovare a combattere sempre dalla stessa parte e più forti di prima.
Saluto e ringrazio:
Giuseppe Boccuzzi, segretario Generale della Cisl Bari, per l’entusiasmo, la convinzione e la competenza con cui riesce a mantenere pur nelle naturali diversità di vedute un rapporto di leale e corretta collaborazione nel nostro comune lavoro. Anche lui come me è mosso da un profondo e appassionato senso di giustizia sociale.
Saluto e ringrazio:
le compagne e ai compagni della Uil barese e pugliese che nonostante stiano attraversando un momento difficile dal quale sono certa ne verranno presto fuori più forti di prima, non fanno mai mancare il loro contributo alle battaglie confederali che combattiamo insieme.
Voglio ringraziare in particolar modo il Sindaco Antonio Decaro al quale mi lega un fatto importante. Il mio ed il suo mandato sono iniziati insieme. Grazie sindaco, grazie Antonio, per non aver fatto mai mancare la tua presenza e la tua collaborazione ai tavoli delle tante vertenze e nelle battaglie per il lavoro e per i diritti. Qualche volta abbiamo vinto e qualche volta abbiamo perso, ma sempre nel rispetto reciproco.
Infine, ma non per ultimo, voglio ringraziare tutte le autorità e le istituzioni presenti per la disponibilità al dialogo e all’ascolto che hanno più volte dimostrato, collaborando sui temi principali dello sviluppo e del lavoro attraverso la stipula di numerosi protocolli d’intesa e partecipando attivamente in prima persona alle tante vertenze e iniziative promosse da noi in terra di Bari.
IL NOSTRO LAVORO
Il Congresso della Cgil è un momento unico e fondamentale che non riguarda solo noi, ma riguarda l’intero Paese e per queste ragioni bene ha fatto il comitato direttivo nazionale a renderlo un congresso militante, impegnando tutto il gruppo dirigente a far vivere i temi dei documenti congressuali nell’azione e nel lavoro quotidiano di rivendicazione e di lotta a cui siamo da tempo chiamati.
Questa Camera del Lavoro ha svolto:
- 12 congressi di categoria con la partecipazione di oltre 1.000 compagne e compagni in un dibattito ricco e articolato
- 385 assemblee congressuali di base in tutto il territorio metropolitano, con la partecipazione di 27 mila tra lavoratrici, lavoratori, pensionati.
Con una partecipazione e consultazione del 50% circa degli aventi diritto.
Un Congresso che ha visto impegnato un gruppo dirigente maturo e carico di entusiasmo, consapevole delle sfide che abbiamo davanti.
Ogni categoria ha sviluppato un dibattito stimolante e mai scontato, esperienze e pratiche capaci di innovare l’azione sindacale nei luoghi di lavoro e sul territorio.
Moltissimi i giovani militanti che scelgono quotidianamente attraverso il ruolo di rappresentanza, di sviluppare la passione comune per i diritti sociali e civili affiancandosi all’esperienza dei compagni più anziani, patrimonio inestimabile.
Al centro il modello di sviluppo possibile, quello compatibile con il lavoro, con l’ambiente e con i diritti, la consapevolezza condivisa quasi un Utopia del possibile, che alimenta il desiderio di un orizzonte entro cui collocare i nostri passi. La necessità di una idea del futuro dentro cui guardare alla dura realtà del presente, per cui esiste oggi un bisogno straordinario di sindacato confederale che va di pari passo con l’esigenza di praticarlo ad ogni latitudine sia geografica che sociale.
Un processo democratico che parte dal basso, dalle camere del lavoro territoriali, dai luoghi di lavoro e che rimette al centro tutto il valore, tutta la forza e la bellezza della DEMOCRAZIA DI MANDATO, eleggendo il gruppo dirigente diffuso attraverso gli organismi delle assemblee generali, dei direttivi e delle segreterie.
Ci confrontiamo, partecipiamo e discutiamo partendo dai bisogni reali delle persone.
Le assemblee di base sono state anche l’occasione per affermare le ragioni che hanno portato la Cgil a proclamare lo SCIOPERO GENERALE a livello nazionale.
In Puglia abbiamo proclamato lo SCIOPERO GENERALE di otto ore, stavolta senza la Uil, che ha visto BARI organizzare e ospitare una delle più grandi manifestazioni degli ultimi anni a cui hanno partecipato studenti, operai, pensionati, associazioni, lavoratori pubblici, precari, sindaci ed esponenti a vario titolo delle istituzioni.
Un Congresso all’interno di una mobilitazione permanente della nostra organizzazione dentro cui, oltre lo sciopero generale, abbiamo fatto vivere importanti iniziative di storia e passione democratica insieme alla gestione delle vertenze territoriali.
Perché noi siamo un SINDACATO DI STRADA.
Bari è stata anche la Piazza scelta dalla CGIL per la manifestazione nazionale e lo sciopero contro il governo Draghi nel 2021.
Oggi come ieri, stretti nell’impegno e nei valori dell’antifascismo e per la difesa della Costituzione.
Essere qui oggi, nell’Istituto Professionale Maiorana, in una periferia della città, non è un fatto casuale ma è il frutto di una nostra precisa scelta.
Il nostro lavoro è essere ogni giorno nei luoghi di frontiera, nelle periferie umane e sociali. In quella dimensione fisica e sociale in cui la formazione è l’elemento che unisce e che recupera la dignità, il cui riscatto passa solo attraverso il lavoro.
In questa scuola centinaia di giovani studiano per costruire quel futuro che noi difendiamo dai soliti slogan: “meglio oziare che andare a lavorare”. Questo Governo, il Governo del merito, sta smantellando l’impianto del reddito di cittadinanza e sta estendendo l’applicazione dei voucher che proprio nel settore del turismo e della ristorazione ha visto il massimo dello sfruttamento. Ma il vero merito sta per noi nell’assicurare a tutti pari opportunità per la pari dignità.
Poi c’è il dramma di difficile soluzione della dispersione scolastica soprattutto se affrontato con vecchi strumenti, incapaci di governare la complessità e fronteggiare le variabili socio, economiche e culturali interdipendenti che si presentano come un groviglio di nodi difficili da sciogliere.
Il 21 gennaio di un anno fa uno studente di 18 anni nell’ultimo giorno di stage è morto schiacciato da una pesante trave di acciaio. Imparava il mestiere di manutentore. Fra pochi giorni Lorenzo sarà ricordato come vittima di un sistema, quello dell’alternanza scuola – lavoro, in cui la sicurezza non solo non è ancora prioritaria, ma è addirittura inesistente.
Dall’inizio del 2022 sono circa un migliaio i morti sul lavoro, una media di 3 al giorno.
Cinicamente le chiamano morti bianche.
Per me questi sono omicidi colposi sul lavoro
Una vera e propria strage su cui tutti dobbiamo intervenire con decisione e fermezza.
CARTA DEI DIRITTI E RAPPRESENTANZA
Il cambiamento intervenuto nel mondo del lavoro vede molte disuguaglianze, discriminazioni e divisioni.
Vogliamo rilanciare l’idea di un Nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori.
Gli articoli 39 e 46 della Costituzione sono rimasti in parte inapplicati.
In questi anni molti sono stati gli accordi che sono intervenuti per rafforzare sia l’efficacia della contrattazione, sia gli accordi sul tema della democrazia economica.
Al contrario vi è stata una sottrazione di competenze alla contrattazione e una pesante legiferazione dei rapporti di lavoro e delle prerogative sindacali, in particolare nel lavoro pubblico.
Ciò ha determinato che nei luoghi di lavoro c’è meno partecipazione e alle imprese vengono dati sempre più poteri decisionali, spesso esplicitando che l’assenza o le violazioni di accordi sindacali non comportano conseguenze sanzionatorie.
Le leggi che hanno regolato il lavoro nel pubblico, come nel privato, hanno scaricato tutti i conflitti sul sacrificio dei diritti e sulla pratica derogatoria dei contratti e delle stesse normative.
La contrattazione collettiva in tutti i suoi aspetti, ambiti e livelli, riveste una sua importanza proprio perché consente di regolare il rapporto tra impresa e lavoro, conciliando i diritti dei lavoratori, con i bisogni delle imprese attraverso processi collettivi che aumentano partecipazione e democrazia.
Per questa ragione c’è assoluto bisogno di un nuovo Statuto delle Lavoratrici e dei Lavoratori
che preveda
- l’estensione di modelli di partecipazione a tutti i lavoratori,
- regole per la rappresentanza che unifichino pubblico e privato, aziende di grandi e piccole dimensioni, lavoratori standard e atipici
che introduca
- norme specifiche per i lavoratori autonomi
Partecipare alla discussione sugli accordi ed eleggere i propri rappresentanti liberamente rende i lavoratori soggetti attivi e consapevoli e dà alla contrattazione strumenti e regole che danno sostanza al principio costituzionale dell’efficacia generale “erga omnes”.
Non possono essere i datori di lavoro a stabilire le regole, né possono sottrarsi alla contrattazione, ma devono essere i lavoratori a decidere.
E’ proprio per queste ragioni che noi affermiamo da sempre la necessità dell’estensione a tutto il mondo del lavoro delle elezioni RSU.
Una consultazione elettorale di tutte le lavoratrici e i lavoratori per decidere collettivamente e democraticamente da chi farsi rappresentare, senza distinzione alcuna tra iscritti e non iscritti a organizzazioni sindacali.
E’ uno straordinario esercizio di democrazia che noi da diversi anni pratichiamo, anche in maniera coinvolgente, soprattutto nell’election day del pubblico impiego. Un appuntamento che, ogni volta, è anticipato da una tensione straordinaria vista la sua importanza e relative ricadute in termini di agibilità sindacali, ma che – allo stesso tempo – ci regala momenti di grande gioia alla resa dei conti.
Anche l’ultima tornata è stata un tripudio per Bari, sia per la FP che per la FLC.
Siamo sempre stati primi.
Continuiamo ad esserlo.
Ma soprattutto cresciamo.
Aumenta il consenso alla nostra Organizzazione sindacale ed è uno straordinario segnale del fatto che evidentemente nei luoghi di lavoro:
- ci siamo
- coinvolgiamo
- creiamo partecipazione
- rappresentiamo
Come e più di prima.
ANALISI TESSERAMENTO 2018 – 2021
Dall’ultimo Congresso l’analisi dei flussi di tesseramento della Camera del Lavoro Metropolitana e Provinciale di Bari ci consegna finalmente una qualità del dato precisa e puntuale.
Grazie alla definitiva migrazione dei dati dal sistema ARGO a SINCGIL, abbiamo una fotografia realistica della platea delle nostre iscritte e dei nostri iscritti, che ci permette di comunicare in maniera più efficace e rapida con la base.
Una condizione necessaria e indispensabile per rendere più funzionale la nostra azione sindacale in tempi di rapidi cambiamenti.
Cresce il dato sul tesseramento in terra di Bari, soprattutto nei settori del:
- primario
- terziario
- pubblico impiego
- scuola
Gli altri settori registrano un’ottima tenuta.
Inevitabile la flessione delle iscrizioni in termini assoluti nell’industria.
Nonostante tutto la Cgil mantiene invariata la percentuale dei tesserati nel settore.
Questo ci dimostra che è inalterata la fiducia che il nostro sindacato registra.
Anche nel mondo del lavoro privato confermiamo risultati importanti nelle elezioni delle RSU continuando ad essere il primo sindacato in termini assoluti in moltissime importanti realtà.
Per il suo infaticabile impegno e la sua straordinaria disponibilità nell’ambito degli aspetti organizzativi, voglio ringraziare il compagno Giuseppe Altamura.
SITUAZIONE INTERNAZIONALE
Siamo in “perma crisi”.
L’aumento dell’inflazione è frutto anche del conflitto armato che si combatte nel cuore della vecchia Europa.
Una tragica guerra che oltre all’emergenza umanitaria, sta avendo conseguenze sui costi energetici e sull’approvvigionamento di materie prime che aumentano l’inflazione, quella odiosa e iniqua forma di tassazione che colpisce in particolare le fasce più deboli falcidiando il potere d’acquisto del reddito familiare ma anche facendo perdere occupazione.
La guerra non la devono e non la possono pagare lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati.
Fermare la guerra significa anche tutelare le condizioni di vita e di lavoro delle persone.
Difendere la pace è l’unica condizione per affermare i diritti, la democrazia e la possibilità di cambiare un modello sociale ed economico che consideriamo sbagliato, che produce disuguaglianze ed è causa principale delle migrazioni forzate e della distruzione del pianeta.
Per costruire la pace e contrastare logiche nazionalistiche, xenofobe e discriminatorie, bisogna che l’Europa metta da parte le politiche di austerità, investendo in nuove politiche di sviluppo e nello stato sociale.
Solo pace, giustizia sociale e lavoro realizzano le fondamenta di una comunità libera e democratica, fondata sul rispetto della persona e della vita.
Per questo siamo stati tra i promotori della grande manifestazione sulla pace svoltasi a Roma il 5 novembre scorso.
La prima strada è la costruzione delle condizioni per arrivare a un cessate il fuoco con il Cremlino, costruendo un progetto politico europeo per un’Europa di pace dove le Nazioni Unite e il diritto internazionale, rappresentino gli unici soggetti e strumenti legittimati a regolare i conflitti tra stati e a garantire pace, sicurezza e benessere condivisi, per tutti.
POLITICHE DI GENERE
La donna è da sempre il fulcro del cambiamento.
La sua vita e la sua libertà sono la vita e la libertà per tutti.
Donne. Vita. Libertà è lo slogan che risuona ogni giorno nelle manifestazioni di protesta delle donne iraniane che coinvolge tutte le classi sociali a partire dai lavoratori che stanno scendendo in piazza, accanto alle donne, per rivendicarne la libertà.
Le generazioni che manifestano a partire da quelle piazze e poi in tutto il mondo sono un movimento contro la cultura patriarcale di oppressione, per il diritto di scelta e di autodeterminazione di donne e uomini che riesce a raccogliere la solidarietà di tutti e che parla a tutti.
Il controllo sul corpo delle donne cammina di pari passo con la violazione di altri diritti e libertà, compresi quelli del lavoro e sindacali.
Proprio il lavoro deve essere il fattore principale di emancipazione, di libertà e di valorizzazione per le donne, mentre spesso purtroppo nel lavoro si consumano forme di violenza o di esclusione.
L’errore delle tante parole a cui non corrispondono provvedimenti è dato dal non aver imparato la lezione del covid, dal cullarsi nell’idea del ritorno alla normalità come obiettivo risolutore.
Quella disuguaglianza che ha fatto pagare un prezzo insopportabile alle donne esisteva già, la pandemia l’ha resa evidente e forse ampliata, ma non l’ha creata.
In quanti si sono accorti con la pandemia che le donne svolgono lavori essenziali?
Prima erano invisibili, perché di visibile c’è solo ciò che genera grandi profitti. Il resto è invisibile.
Valutiamo non il benessere ma la ricchezza, non la cura ma i consumi, poi arriva la pandemia e ci dimostra che senza la cura tutto il resto svanisce. Ma a questa consapevolezza non seguono i fatti concreti, non seguono le politiche necessarie.
Si continua ad affermare che ci sarà parità quando le donne saranno come gli uomini, faranno i lavori degli uomini. I quali uomini, però stanno ben lontani dal condividere, dal praticare la cura, anche dal determinare le infrastrutture sociali necessarie.
Occorre cambiare paradigma economico oltre che culturale.
Occorre una seria riforma del mercato del lavoro che metta al primo punto l’abolizione del part time involontario, trappola nella quale vivono milioni di lavoratrici.
Occorre eliminare la dissociazione tra lavoro e vita dignitosa.
Contrastare precarietà e lavoro povero è essenziale, ma significa avere il coraggio di interrompere il racconto che gli imprenditori sono gli eroi e se le cose vanno male è sempre colpa di qualcun altro.
Se Governo e istituzioni continuano a pronunciare come un mantra la magica frase “il lavoro lo creano le imprese” difficilmente avremo una politica industriale ed economica che determina buona occupazione, redistribuzione della ricchezza e maggior equilibrio territoriale.
E’ tempo che politica e governi recuperino partecipazione e capacità di confronto, ridiano senso alle riforme e allo stato sociale.
Bisogna ritrovare i luoghi della discussione pubblica, della progettazione e delle riforme.
Il PNRR che dovrebbe determinare l’Italia del futuro, nomina il lavoro poche volte, non considera la riforma del mercato del lavoro tra le riforme abilitanti.
Tanta parte dell’attivazione del PNRR è legata alle amministrazioni regionali e locali, cosi come i fondi di coesione territoriale. Attuarla richiede un’amministrazione pubblica in salute e per averla c’è bisogno di una risposta che tuttora manca, ossia un piano straordinario di assunzioni pubbliche, che ridia autonomia alle amministrazioni, che renda gestibili i servizi pubblici a partire da sanità e istruzione.
Ai soliti detrattori del lavoro pubblico vorrei ricordare che siamo il Paese con il più basso rapporto tra dipendenti pubblici e popolazione.
Un piano straordinario che non solo risponderebbe ad un bisogno di occupazione in particolare delle giovani donne che sono le più svantaggiate e non solo nel mezzogiorno, ma sarebbe una chiara indicazione di come si investe sulla qualità sociale del Paese essenziale per contrastare le disuguaglianze.
La discriminazione non è più solo di genere.
Travalica ogni forma di rispetto e dignità nel momento in cui si manifesta con atteggiamenti violenti e aggressivi dentro e fuori i luoghi di lavoro.
Abbiamo rimesso al centro il diritto al lavoro delle persone più vulnerabili nel:
- tavolo istituzionale LGBTQ+
- Bari Pride
Due spazi importanti per coloro che pagano le conseguenze più dure, in una fase di arretramento di diritti sociali come quella che viviamo.
IMMIGRAZIONE
C’è poi il capitolo IMMIGRAZIONE.
Gli stranieri rappresentano quasi il 9% della nostra popolazione ed il 10,1% della nostra forza lavoro.
Sono fondamentali per la tenuta economica, soprattutto nel settore della cura alla persona, nel lavoro domestico, nel commercio, nel turismo e nella ristorazione, nell’agricoltura, nei trasporti e nella logistica e nell’edilizia.
Ma, nonostante ciò, sono tante le barriere che si frappongono al pieno riconoscimento dei diritti e all’accesso ai servizi da parte degli stranieri, soprattutto per le donne per quanto riguarda la retribuzione, la condizione di lavoro e di accesso alla carriera.
Gli immigrati che vivono, lavorano, abitano le nostre città, vanno a scuola con i nostri figli e pagano le tasse, hanno diritto di poter scegliere i propri rappresentanti istituzionali.
Questa è una delle tante battaglie che a Bari, attraverso l’esercizio del voto simbolico, stiamo portando avanti.
Un esempio su tutti il gemellaggio con la città di Bologna che ha approvato un ordine del giorno per estendere ai cittadini extra Eu residenti in città, l’elettorato attivo e passivo.
Lo abbiamo proposto anche per la città di Bari.
L’auspicio è che si possa fare anche da noi.
E per l’instancabile capacità di non smettere mai di lavorare per una vera integrazione, voglio ringraziare le compagne e i compagni dell’ufficio immigrazione che anche durante la pandemia hanno tenuto aperte le sedi per dare supporto e assistenza a cittadine e cittadini stranieri.
TERRITORIO E ANTIFASCISMO
Quando si parla di immigrazione il pensiero va al 25 settembre, quando le elezioni ci hanno consegnato il Governo più a destra nella storia della Repubblica, che fin dal suo primo atto, la legge di bilancio, ha testimoniato l’arretratezza della sua politica sui diritti, civili, etici e del lavoro.
La nostra storia di territorio barese e pugliese è una storia fatta di camere del lavoro comunali considerate il primo nucleo di aggregazione e di difesa delle lavoratrici e dei lavoratori.
Questo era vero per il passato e lo è ancora di più oggi proprio per come sono strutturati i nostri comuni, per i livelli di servizi pubblici erogati e anche per le forme di aggregazione.
Il Covid è stato un importante banco di prova confermando il valore e la centralità del territorio.
Nella fase drammatica del lock down le nostre camere del lavoro sono state certezza e fiducia contro lo smarrimento, nonché risposta collettiva contro la paura individuale.
Per questo voglio ringraziare:
- le compagne e i compagni delle tutele individuali
- i nostri coordinatori delle camere del lavoro comunali
- i capi lega dello Spi
- i compagni dell’ufficio vertenze legali che garantiscono una copertura di tutela individuale che spesso rischia di sfuggire al lavoro delle categorie.
Sappiamo che non esiste un modello organizzativo uguale per tutto il territorio nazionale e questo forse riduce la nostra capacità di intervento con strumenti certi, ma pur cercando di contare sempre di più sul volontariato straordinario, sul miracolo della militanza sindacale di tante compagne, compagni, pensionati, bisogna prevedere forme di finanziamento che includano le strutture comunali come elemento strutturale della nostra presenza.
C’è bisogno quindi di rivedere il modello organizzativo a partire dalla modalità di finanziamento anche per alleggerire i territori sempre più coinvolti e impegnati dalle vertenze.
In questi anni siamo stati costretti a compiere delle scelte dolorose come quelle di chiudere alcune sedi, ma non intendiamo rinunciare al modello che vede nelle Camere del Lavoro Comunali elementi di ascolto, elaborazione e intervento.
La sempre più intensa flessibilità lavorativa, il venir meno di luoghi di lavoro intesi in senso fisico, la diffusione dello smart working, rendono oggi ancora più strategico il nostro ruolo nei territori.
Questo vale per la confederazione così come per le categorie. L’aumento dei costi che riguarda anche noi ci impone una riflessione comune per trovare soluzioni che facciano restare in vita le camere del lavoro da cui passa anche la nostra capacità di essere sindacato di strada.
Le nostre sedi sono l’antidoto all’isolamento dilagante che sovrasta la società.
Le nostre sedi sono luoghi di democrazia in cui sentirsi al sicuro
Le nostre sedi sono luoghi di comunità e partecipazione.
In questi quattro anni il nostro lavoro è stato imperniato del lavoro e del confronto continuo con le categorie.
Sono state tantissime le iniziative messe in campo, diversi i temi anche nuovi su cui insieme siamo riusciti a dare risposte a cominciare dai riders, una modalità di lavoro già esistente, esplosa negli ultimi anni in particolar modo a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia.
Noi abbiamo intercettato questi lavoratori e insieme a loro stiamo affrontando la sfida di governare l’algoritmo a partire proprio dall’esigenza di identificare con chiarezza l’interlocutore datoriale.
Importante è stata l’intuizione di affidare al compagno della segreteria, Paolo Villasmunta, il coordinamento delle tante vertenze aziendali in un’area metropolitana in cui convivono significative realtà produttive e industriali storiche che hanno affrontato vari processi di ammodernamento avvalendosi della ricerca e del know-how divenendo estremamente innovative e aziende che purtroppo non hanno vinto la sfida dell’innovazione.
La storia di Paolo, la sua preziosa capacità di mediazione, hanno permesso a noi di essere sempre aggiornati e alle categorie di poter contare su una Cgil sempre pronta.
Tanti sono i protocolli sottoscritti con le amministrazioni comunali:
- appalti
- relazioni sindacali
- contrattazione sociale
e penso anche al protocollo siglato con il Sindaco Antonio Decaro
- per la definizione delle politiche industriali della città di Bari che assume una rilevanza maggiore alla luce di tanti importanti investimenti che soprattutto nel settore dell’ICT, con quindici nuove aziende, si stanno determinando.
Ed infine il lavoro realizzato come partenariato economico sociale con l’innovativo modello di Governance del Piano strategico Metropolitano BARI 20-30.
Una governance multilivello: istituzionale, partenariale e gestionale che ha saputo definire la ripartenza attraverso un processo condiviso con un elemento innovativo dato dal tavolo dei talenti e delle nuove generazioni.
Al tema del lavoro abbiamo legato quello degli appalti e quindi della legalità e quello della rigenerazione urbana, alla luce anche dei cambiamenti climatici e di come gli stessi stanno già modificando i nostri territori.
Bari è la prima città d’Italia ad aver speso tutte le risorse provenienti dalla precedente programmazione in materia di rigenerazione urbana e degni di nota sono i progetti di riqualificazione dell’intera costa cittadina da Santo Spirito a Torre a Mare passando per il grande progetto “Costa sud” finanziato con 75 milioni di euro del PNRR.
Il nostro territorio è una realtà in grande contraddizione che se al momento vive importanti fasi di espansione, dall’altra vede un terzo dei baresi non poter accedere neanche ai servizi primari (avere una casa, pagare le bollette e permettersi tre pasti al giorno).
Dentro questa condizione ci sono le cifre della cassa integrazione che crescono: 900 euro al mese è la cifra con cui le famiglie devono sostenersi.
Ricordo che Bari è stata nel 2022 la decima provincia in Italia per numero di ore.
Le crisi aziendali e l’assenza di lavoro se non incontrano l’azione sindacale e delle istituzioni rischiano l’infiltrazione delle organizzazioni criminali nel tessuto sociale e produttivo.
“Uniti nella lotta alle mafie”, il titolo dell’iniziativa promossa da Cgil Libera e Coordinamento antifascista davanti ai cancelli delle aziende in crisi alla zona industriale di Bari.
Senza lavoro, la società muore, ha ribadito nel suo intervento da Bari Don Luigi Ciotti che ha ricordato a tutti la responsabilità ad essere cittadini non a intermittenza. Il problema di questi lavoratori riguarda tutti, non vanno lasciati soli.
Continuare a raccontarci la favola che a Bari la criminalità non esiste va bene per qualche brochure divulgativa.
Il fenomeno non solo esiste, ma è in crescita.
Dobbiamo esserne tutti consapevoli, a cominciare dalle istituzioni, perché altrimenti sarà impossibile contrastarlo con efficacia.
LE SFIDE FUTURE
Battendoci ogni giorno per una società inclusiva, fondata sul pieno riconoscimento dei diritti fondamentali, sociali e civili e sul rispetto dei principi di laicità e autodeterminazione non possiamo prescindere dalla memoria e dal ricordo delle pagine di storia antifascista che hanno attraversato le nostre città.
Bari è una città democratica e antifascista.
In questi anni abbiamo lavorato per ricostruire la memoria democratica antifascista barese attraverso l’impegno di coloro che hanno fatto la storia e che rivivono nell’agire quotidiano della Cgil a difesa dei diritti umani e sociali.
La costituzione del coordinamento antifascista rappresenta per noi un lavoro “ad uncinetto” che richiede la pazienza necessaria per continuare a lavorare, punto dopo punto, fino al completamento del progetto. Per questo ringrazio tutte le compagne e i compagni del coordinamento. Siamo riusciti a trasformare una bella intuizione in una straordinaria forza democratica.
“Anime resistenti” è l’ultimo progetto in ordine temporale, realizzato insieme al coordinamento in occasione di un 2022 carico di anniversari.
Le anime resistenti devono vibrare nelle nuove generazioni a cui è affidato il compito di proseguire la strada intrapresa nel 2012 per collocare la resistenza partigiana in un vero e proprio stato d’animo da nutrire incessantemente soprattutto in un momento storico come quello che viviamo.
Dalla costituzione del coordinamento antifascista, alla mappa dei luoghi dell’antifascismo barese: tante le tappe che hanno portato alla nascita del comitato promotore “anime resistenti” per le celebrazioni del centenario della difesa della Camera del lavoro di Bari Vecchia dai fascisti che avvenne il 2 agosto 1922, quando Giuseppe Di Vittorio a capo di ex ufficiali legionari di Fiume, socialisti, comunisti, anarchici e Arditi del Popolo e con i lavoratori e i cittadini baresi, difese con le armi la sede dell’organizzazione sconfiggendo gli squadristi fascisti di Caradonna.
Nei giorni della difesa armata della Camera del Lavoro di Bari vecchia, luogo simbolo di libertà dove ora sorge la scuola Diomede Fresa, Carolina Morra, bracciante di Cerignola e moglie di Giuseppe Di Vittorio, dava alla luce il figlio Vindice, il cui nome sta proprio a significare, vendetta vittoriosa sul fascismo.
L’impegno di Giuseppe di Vittorio, insieme a quello di Rita Maierotti, Alba de Cespedes, Giuseppe di Vagno, Tommaso Fiore, Benedetto Petrone, Michele Romito, Antonio Gramsci, Sandro Pertini, rappresenta un percorso di memoria tra i volti, le storie, l’esempio di autorevoli nomi dell’antifascismo barese.
Come ci invita a fare Pietro Calamandrei
“dobbiamo tornare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità…. li è nata la nostra Costituzione”.
Abbiamo voluto consegnare ad ogni partecipante al nostro Congresso oltre alla delega, anche la TESSERA dell’ANPI.
E’ l’atto concreto del rapporto indissolubile tra CGIL ed ANPI oltre che l’invito all’impegno l’attività antifascista.
A questo proposito vi anticipo una notizia di cui siamo fieri sia per l’intuizione avuta, sia per la determinazione a volerla tradurre in concretezza.
E’ pronto il progetto Cgil Bari “anime resistenti podcast”.
Si tratta del primo progetto podcast sull’antifascismo elaborato dalla Cgil in Italia.
Con questa produzione audio vogliamo promuovere i temi dell’antifascismo, dei valori democratici, della memoria storica attraverso un mezzo di comunicazione tra i più potenti e diffusi oggi tra i giovanissimi. La prima stagione sarà composta da 5 puntate di dieci minuti. Ogni puntata sarà incentrata su una figura chiave della storia antifascista del nostro territorio: Giuseppe Di Vittorio, Rita Maierotti, Alba de Cespedes, Sandro Pertini, Benedetto Petrone.
Voce dei podcast sarà quella di Riccardo Lanzarone, attore palermitano che voi tutti conoscete con noi qui anche oggi.
Sarà la Gazzetta del Mezzogiorno a veicolare e questo straordinario strumento di comunicazione.
CONCLUSIONI
Compagne e compagni,
i prossimi anni saranno impegnativi per la nostra organizzazione.
Siamo alla vigilia della quarta rivoluzione industriale dal 700 ad oggi.
Non a caso si parla di transizione, riferita alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo, come la transizione digitale, quella ecologica e quella energetica.
E’ un passaggio epocale che ha bisogno di risposte all’altezza.
Il sindacato è chiamato a fare la sua parte, come sempre, perché come spesso accade quando si passa da un modello di sviluppo ad un altro, i lavoratori non siano penalizzati.
A fronte di un passaggio giusto e necessario, che guarda alla sostenibilità ambientale ed all’utilizzo sempre più massiccio delle energie rinnovabili, i governi, a cominciare da quello italiano, hanno finora offerto risposte fiacche, deboli, comunque penalizzanti per il mondo del lavoro.
Voglio fare solo due esempi che riguardano la stretta attualità dell’ultima manovra di bilancio, la prima del nuovo governo delle destre.
Sul mondo del lavoro il governo ha già perso la prima sfida.
Il contesto, con il sindacato in testa, chiedeva interventi sul cuneo fiscale, sulla detassazione del lavoro dipendente, sulle buste paga più pesanti, sulla formazione continua e gratuita, e sapete cosa ha avuto come risposta? L’estensione dei voucher. Nuovo precariato.
Al contrario nessun passo indietro sulla autonomia differenziata che aumenta il divario tra nord e sud, penalizzando ulteriormente il mondo del lavoro nel mezzogiorno.
Lo stesso vale per i pensionati che si scontrano con la drammatica realtà di questa manovra, che ha riservato alla categoria solo le briciole, perché da un lato non si registra alcun adeguamento delle pensioni, dall’altro non si intravede neppure nessuna traccia di detassazione significativa.
Il sindacato, e la Cgil in particolare, non solo coglie pienamente la portata delle sfide che ci aspettano, a cominciare dalla tutela dei diritti dei nuovi lavoratori, ma non arretra di un millimetro sulla difesa dei diritti di chi da quel mondo è uscito e che merita di essere trattato con dignità e gratitudine.
Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione senza precedenti.
E difronte ad una rivoluzione di tale portata,
l’unico approccio consentito è un approccio rivoluzionario
Buon Congresso a tutt*